Deindicizzazione globale: cosa dice il Garante della Privacy
La deindicizzazione globale è una misura sempre più rilevante nel panorama digitale in costante cambiamento. Questo richiede un continuo aggiornamento della legislazione in merito alla privacy online. Di recente, il Garante per la Privacy ha emesso un ordine di rimozione globale dai risultati di ricerca, obbligando motori come Google a eliminare certi contenuti a livello mondiale, non solo all’interno di un singolo paese.
Questa decisione ha profonde implicazioni per la privacy online e potrebbe avere conseguenze significative per gli utenti. Vediamo più nel dettaglio.
Cosa si intende con deindicizzazione globale?
La deindicizzazione globale è un provvedimento che richiede ai motori di ricerca, come Google, di rimuovere determinati link o risultati di ricerca. In questo caso, non solo nei Paesi in cui è stata presentata la richiesta, ma a livello mondiale.
Normalmente, quando qualcuno richiede la rimozione di un link dai risultati di ricerca, questa deindicizzazione avviene solo nei domini specifici di quel paese (ad esempio, Google.it per l’Italia). Tuttavia, con la deindicizzazione globale, il link viene eliminato da tutti i domini di Google (o di altri motori di ricerca) a livello globale. Questo avviene indipendentemente dalla regione da cui viene effettuata la ricerca.
Questo tipo di deindicizzazione viene spesso richiesto per proteggere la privacy o per rimuovere informazioni considerate obsolete, diffamatorie o lesive in più contesti nazionali. In questo modo si garantisce che il contenuto non sia facilmente accessibile ovunque.
Il ruolo del Garante della Privacy
Il recente ordine del Garante per la Privacy italiano sottolinea l’importanza di una maggiore protezione dei dati personali sul web. Questa decisione risponde a due principali necessità:
Innanzitutto, è fondamentale per affermare il diritto all’oblio, che consente a chiunque di scomparire dai risultati di ricerca online. Questo diritto è cruciale inoltre per offrire una seconda possibilità a chi vuole lasciarsi il passato alle spalle e ricominciare, non solo in Italia, ma in qualsiasi parte del mondo.
In secondo luogo, il provvedimento è utile per eliminare informazioni personali da contenuti vecchi o dannosi. Questi potrebbero continuare a essere visibili in altre nazioni anche dopo essere stati rimossi in Italia.
Il Garante ritiene che “il diritto all’oblio sia un elemento chiave per garantire la privacy e la dignità delle persone“.
I limiti e le potenzialità
L’ordinanza della Corte di Cassazione del 24 novembre 2022 ha delineato chiaramente fino a che punto il Garante italiano per la protezione dei dati personali può spingersi nel garantire il diritto all’oblio.
La Corte ha confermato che le autorità italiane, in conformità con il diritto dell’Unione Europea, possono ordinare la deindicizzazione globale di contenuti da parte dei motori di ricerca. Si estende così l’efficacia del provvedimento anche al di fuori dell’Europa. In altre parole, se un individuo ha un interesse concreto, come nel caso in cui viva o lavori prevalentemente fuori dall’Unione Europea, il Garante può richiedere la rimozione degli URL dalle versioni globali del motore di ricerca. Questa decisione è in linea con quanto stabilito dalla Corte di Giustizia dell’UE, che consente, ma non obbliga, gli Stati membri a estendere la deindicizzazione a livello globale.
La Cassazione ha quindi evidenziato come in Italia la protezione dei dati personali e della dignità della persona possa richiedere un intervento di portata globale. Senza però che questo leda la sovranità degli altri Stati, i quali restano liberi di non applicare tale provvedimento nei loro territori.