IL DIRITTO ALL’OBLIO ENTRA NELLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA
Per gli indagati o imputati che risultano assolti si applicherà il DIRITTO ALL’OBLIO, previsto dall’art. 17 del Reg (UE) n. 679/2016, sui motori di ricerca sulla Rete, attraverso la deindicizzazione delle notizie relative ai procedimenti penali a loro carico.
La Commissione Giustizia della Camera ha votato e approvato gli emendamenti che recepivano le intese raggiunte tra i partiti di maggioranza. Il testo è così arrivato all’esame del Parlamento, con la prospettiva dell’approvazione entro martedì 3 agosto.
Vediamo la importante novità.
Un emendamento alla riforma del processo penale, presentato da Enrico Costa (Azione), a cui il governo e il relatore Franco Vazio hanno dato parere positivo, e che verrà dunque approvato dalla Commissione Giustizia della Camera, prevede che si possa cancellare dal web ogni riferimento ai procedimenti penali a carico di indagati o imputati poi risultati innocenti. In questo modo, chiunque faccia una ricerca sulla rete con il nome della persona che era stata indagata o processata e poi assolta, non potrà leggere notizie relative a quel procedimento o all’inchiesta a suo carico.
Secondo il testo, gli indagati o imputati in procedimenti penali potranno richiedere un provvedimento di deindicizzazione in caso di archiviazione anche senza la sentenza di non luogo a procedere o di assoluzione.
Pertanto, indicativamente, costituiranno titolo per l’emissione del provvedimento di deindicizzazione:
• il decreto di archiviazione;
• la sentenza di non luogo a procedere;
• la sentenza di assoluzione.
Enrico Costa che ha presentato questo emendamento ha affermato: “è stata approvata una norma di civiltà, in base alla quale una persona assolta o prosciolta non può essere marchiata a vita. La sentenza di assoluzione – afferma – sarà il titolo per ottenere, senza se e senza ma, che i motori di ricerca della rete effettuino la immediata dissociazione dei dati personali degli assolti dai risultati di ricerca relativi al procedimento penale. Lo Stato -aggiunge – deve garantire che l’assolto sia la stessa persona che è entrata nell’ingranaggio della Giustizia, in termini di immagine, credibilità e reputazione. Oggi non è così. I gestori dei motori di ricerca – osserva Costa- molto spesso oppongono dinieghi immotivati e costringono gli interessati a rivolgersi al Garante. La rete infanga spesso le persone e restano sacche di resistenza ai rimedi”. Con l’approvazione della legge di riforma della giustizia non sarà più così.